•  

    Isole Svalbard



    Adesso voglio parlare delle isole Svalbard.
    Qualcuno si chiederà cosa hanno a che vedere in questo contesto, cosa hanno di cosi misterioso che possano rientrare in questo argomento ? Seguitemi per un attimo, e capirete come, e perchè, queste isole vanno tenute in considerazione.
    Popolazione
    La popolazione è di oltre 2500 abitanti. Le Svalbard sono amministrate da un governatore incaricato, il sysselmann, il cui ufficio si trova nella città di Longyearbyen.
    A causa di una situazione legale particolare, tutti i paesi che hanno firmato il trattato delle Svalbard (tra cui anche l'Italia) hanno diritto, al pari della Norvegia, a colonizzare le Svalbard e a svilupparne l'economia; tuttavia, l'unico paese a prendere sul serio questa possibilità è stata l'Unione Sovietica, i cui insediamenti di Barentsburg e di Pyramiden hanno raggiunto alcune migliaia di abitanti.
     
    Sempre a causa di alcune clausole nel trattato delle Svalbard, non vi è alcun requisito particolare (come permessi di soggiorno, di lavoro, eccetera) per risiedervi permanentemente: supposto di poter trovare lavoro, non vi sono ostacoli di sorta perché il trattato prevede la non-discriminazione tra tutti i cittadini degli stati aderenti al trattato.
    Non ci sono strade tra gli insediamenti sulle isole; i trasporti sono effettuati con imbarcazioni, aerei ed elicotteri, nonché in motoslitta.
    Le Svalbard sono per trattato militarmente neutrali, e quindi non è presente personale militare di nessuna nazione.
    Il sysselmann esercita il potere esecutivo. Le Svalbard non eleggono rappresentanti al parlamento norvegese, né sono una contea, né sono organizzate in comuni, sebbene Longyearbyen abbia una timida forma di autogoverno. In questo le Svalbard assomigliano più a una colonia, che a una piena parte di una nazione. I cittadini norvegesi che vivono sulle Svalbard, tuttavia, hanno facoltà di votare nella loro circoscrizione di origine sul continente.
    Alle Svalbard viene pubblicato un settimanale, lo Svalbardposten.
    Banca dei semi
    Il governo norvegese ha progettato la costruzione di una banca genetica dei semi (Svalbard Global Seed Vault), in cui sarà conservato il più grande numero possibile di specie di semi. Il governo norvegese ha costruito questa banca scavando una galleria di 120 metri nella roccia sull'isola di Spitsbergen, 130 metri al di sopra del livello del mare, portando la temperatura a -18 gradi Celsius dagli originari -6 gradi Celsius, conservandovi successivamente le sementi donate dai 1.400 depositi di raccolta dei semi mantenuti da parte dei paesi di tutto il mondo. La banca avrà porte di massima sicurezza a prova di esplosione e due prese d'aria. Lo scopo di questo progetto è prevenire l'eventuale estinzione di piante causata da catastrofi globali quali il riscaldamento globale o una guerra nucleare.
    Per chi non sapesse dove cercare, vi metterò una serie di video a catena che vi permetterano di vedere anche all'interno, sono in lingua inglese, ma il primo ha anche sottotitoli in italiano.



     

     

      


    votre commentaire
  •  

     

    Il mistero di Tunguska

     

    Tunguska, 30 giugno 1908
    La mattina del 30 Giugno 1908 alle ore 7,14, ora locale, un meteorite roccioso di 60 metri di diametro penetra l’ atmosfera ed esplode sopra la taigà siberiana vicino al fiume Tunguska, a circa 6-8 Km d’altezza. L’energia liberata è spaventosa, pari a 1000 bombe atomiche come quella di Hiroshima, distruggendo ogni forma di vegetazione e vita per un raggio di 2150 chilometri quadrati.
    Quel che accadde in quella zona di così terribile da provocare un boato, che fu udito a oltre 1200 chilometri e che provocò onde di pressione così anomale da appassionare gli scienziati che parteciparono al congresso della British Metereological Society del 1908, rimase fino al 1927 un mistero. Solo in quell'anno, con la prima missione sul posto condotta dallo scienziato russo L. Kulik, fu possibile associare il forte boato, la pressione e il lampo di luce dell'esplosione, con lo spettacolo che si presentò ai suoi occhi: più di 2000 chilometri quadrati di foresta siberiana abbattuta al suolo e per 1000 chilometri quadrati, (l’equivalente dell’odierna Valle D’Aosta); intorno all'epicentro, tutti gli alberi carbonizzati., il resto degli alberi sono buttati a terra, molti dei quali con l’apparato radicale emergente moltissimi sono spezzati nei tronchi e nei rami, scortecciati.
    Da allora, fino a questi anni, sono state tante le ipotesi e le teorie che gli studiosi di tutto il mondo hanno formulato per spiegare la causa dell'evento e tra le tante risposte che si sono dati, oggi è nato un nuovo dibattito intorno a quella tragedia della natura. Al centro di questo dibattito le nubi che si formano ai poli dopo i lanci dello Shuttle. Le stesse nubi che furono viste la notte dopo l'evento di Tunkunska.
      
    Forse uno dei pochi dati certi raccolti nei giorni che seguirono l'esplosione: furono notate, infatti, nei luminosi cieli notturni di tanti luoghi lontani da Tunguska, in particolare, in Inghilterra, delle nuvole lucentissime, dette nubi nottilucenti che si formavano  nell'alta atmosfera terrestre (mesosfera), oltre gli 85 chilometri di altezza e si vedevano a grande distanza quando venivano illuminate dalla luce del Sole. In realtà esistono diversi motivi che lo rendono ancora estremamente interessante e attuale:
    - perché è stata la più imponente deflagrazione di un meteorite a memoria d’ uomo che si possa studiare.
    - perché comprendere la dinamica dell’esplosione di Tunguska può aiutare a difenderci da minacce simili future.
    - perché se tale esplosione dovesse accadere nel nostro tempo, con buone probabilità sarebbe scambiata per un attacco nucleare da parte di una potenza straniera, in quanto gli effetti conseguiti sono del tutto simili a quelli di un’esplosione di tipo atomico.
    - perché non sono mai stati trovati resti del corpo cosmico esploso a Tunguska, nessun cratere, nessun frammento, solo micro particelle incastrate negli alberi sopravvissuti alla catastrofe.
      
    Un’ipotesi che è stata espressa con una certa insistenza ha riguardato l’antimateria o meglio un bolide d’antimateria precipitato sul nostro pianeta ed esploso sopra la Tunguska. Gli scienziati sovietici avevano escluso che l’esplosione potesse essere stata il risultato di una reazione di fissione o di una reazione di fusione, giacché essi conoscevano abbastanza bene gli effetti per aver realizzato fino alla fine degli anni ’80 almeno 715 test nucleari, di cui 218 in atmosfera. Per noi terrestri queste due forme di reazioni sono state, e lo sono ancora, le uniche disponibili per liberare un’enorme quantità d’energia da una minima quantità di materia. Nella Tunguska è mancata poi la prova più importante: non è assolutamente stata trovata alcuna traccia di pioggia radioattiva.
    Nasce perciò la necessità di ricorrere ad una forma d’energia sprigionata in un altro modo, inconsueto, vale a dire attraverso l’ipotesi dell’ antimateria.
    Essa era stata teorizzata dal grande fisico inglese Paul A.M. Dirac, architettando l’esistenza di una materia particolare, simile alla materia ordinaria, ma con struttura inversa.
    In sostanza se consideriamo un atomo di idrogeno, costatiamo che è composto di un nucleo con carica positiva e di un elettrone di carica negativa, che gira vorticosamente attorno al nucleo ad una distanza non indifferente per il microcosmo. Ebbene un atomo di anti-idrogeno è esattamente come quello di prima, però con le cariche elettriche invertite. In questo caso il nucleo è di carica negativa e l’elettrone positivo. Se questi due atomi si dovessero in qualche maniera scontrare, si annichilerebbero.
    In pratica la carica positiva del protone annichilisce quella negativa dell’antiprotone e la stessa cosa succede per l’elettrone.  Il risultato di un simile impatto è che ambedue gli atomi svaniscono in un’impercettibile ma intensa gamma di radiazioni.
    L’antimateria quindi è potenzialmente la materia più esplosiva di tutto l’Universo e perciò è facile dichiarare che una quantità non rilevante di essa può benissimo spiegare il disastro della Tunguska. L' evento di Tunguska rimane tutt' oggi inspiegato, gli scienziati non hanno prove certe ma solo indizzi per teorizzare quello che potrebbe essere accaduto.
      
    Nuova Teoria su Tunguska
    Da qualche anno a questa parte, sta avanzando l’ipotesi della presenza in Siberia di una costruzione tecnologica non terrestre atta a difendere la Terra dalle minacce dei corpi celesti in rotta di collisione con il nostro pianeta. L’installazione aliena sarebbe intervenuta a Tunguska sottraendoci da una catastrofe ben maggiore. Vediamo chi ha ideato questa teoria. Si tratta di due ricercatori che in maniera del tutto indipendente sono arrivati a conclusioni simili:
    - il Dr. Costantino Paglialunga Laureato in Chimica presso l’Università di Camerino. Svolge attività di libero professionista dopo aver insegnato, per oltre 20 anni, chimica. Ha condotto una serie di ricerche, in particolare nel territorio russo. Ha frequentato per svariati anni l’ambiente cosmonauticorusso.
    - il Dr. Valery Mikhailovich Uvarov Capo del Dipartimento di Ricerche Ufologiche, Paleoscienza e paleotecnologia al National Security Academy di San Pietroburgo Russia.
      
    Come funziona l’impianto?
    La distruzione o la deviazione dei corpi celesti afferma Uvarov, si ottiene utilizzando enormi globi di plasma, prodotti dal macchinario alieno. Quello che nel 1908 migliaia di persone videro in gran parte della Siberia era il loro volo, con il risultato che i testimoni dell’evento di Tunguska attribuirono l’intero fenomeno alla comparsa di una serie di fulmini globulari ! Apparentemente le sfere di Plasma sono prodotte da un generatore di energia situato nelle profondità della Terra. Troviamo importanti conferme dell’esistenza di questa installazione nei racconti tradizionali della popolazione locale situata vicino alla zona dell’esplosione di Tunguska. Le leggende narrano di fulmini ardenti, sfere fiammeggianti e di tremende esplosioni col risultato che per centinaia di chilometri la superficie circostante si è ridotta ad un deserto disseminato di rocce. Il nome antico di questi luoghi in lingua Yakuta è Ulyuyu Cherkechekh, che significa Valle della Morte.
    Ma una teoria come questa deve necessariamente avere riscontri concreti che la rendono credibile. A tal proposito si potrà trovare nelle frasi seguenti una raccolta esaustiva di informazioni.
      
    Parametri di riscontro
      
      
      
      
      
      
      
      
      
      
      
    L’evento accaduto a Tunguska è solo l’apice di una serie di manifestazioni cominciate ben due mesi prima. Questi fenomeni anomali sono imputati secondo Valery Mikhailovich Uvarov a effetti collaterali dell’impianto siberiano mentre attingeva energia dal pianeta, al fine di produrre enormi globi di plasma destinati a distruggere il corpo cosmico.
    1- L’ubicazione stessa dell’installazione non sembra essere casuale: il periodico scientifico Russo Tekhnika Molodiozhi (numero 1, 1984) avrebbe pubblicato l'esito di una ricerca che parla di una super-amomalia magnetica  (definita il terzo polo magnetico terrestre) le cui origini arrivano da una profondità di mezzo raggio terrestre, sotto la Siberia orientale. Questa sembrerebbe l’ubicazione e la fonte dalla quale si alimenta il macchinario alieno.
    2- L’effetto dell’installazione fu così potente che nei giorni precedenti l’esplosione del 30 giugno, in molti paesi d’ Europa, così come nella Siberia Occidentale, l’oscurità notturna fu sostituita da un’insolita luminosità, come se quelle aree stessero sperimentando il fenomeno delle notti bianche tipico dell’estate ad alta latitudine. Ovunque facevano la loro comparsa nubi argentee che si estendevano da est a ovest lungo le linee di forza, risplendenti nella luce dell’alba e del crepuscolo. Probabilmente questa enorme energia sprigionata era un effetto collaterale dell’installazione che stava immagazzinando una grande quantità di energia dal pianeta.
    Un’attenta disamina delle anomalie ottiche riscontrate nel periodo tra giugno e luglio del 1908 conferma la supposizione che i primi segni fossero ravvisati già diversi giorni prima della caduta del meteorite: si suppone il 23, 25 o 29 giugno. Tali anomalie includono anomali bagliori nel cielo, nubi nottilucenti luminose non viste prima, disturbi nel normale cammino dei punti neutri Arago e Babinet e la comparsa di aloni solari prolungati. All’inizio del 1° luglio scomparvero in maniera esponenziale. (Vladimir N. Vasilyev Planet.Space Sci., vol.46, N.2/3., 1998)
    3- Prima e dopo l'esplosione di Tunguska furono registrate in Antartico delle Aurore Boreali non previste, cioè non provocate dal sole. Lo studio è stato pubblicato negli anni '60 dagli studiosi Kovalevsky, Ivanov, Plehkhanov,Zhuravlyov e Zolotov. La domanda è questa: Come possono esserci aurore boreali se non è il Sole a provocarle ? Forse è un altro effetto collaterale dell'impianto Siberiano?
    4- Il professor L. Weber dell’ Università di Kiel osservò deviazioni regolari, periodiche e inusuali dell’ago della bussola. Questo effetto si ripeté ogni pomeriggio dal 27 giugno fino al 30 giugno 1908 (il giorno dell’evento). Le registrazioni sembravano quelle di tempeste geomagnetiche, in genere associate con l’attività elettrica solare, che però non erano previste per quel periodo. Da cosa furono generate queste anomalie: un altro effetto collaterale dell’impianto siberiano?
    5- Secondo le ricerche del geofisico Andrei Ol’khovatov proprio il giorno della immane catastrofe in quella zona erano in corso sia perturbazioni sismiche che meteorologiche di grande entità. Come ha notato E. Krinov, uno dei ricercatori che si è occupato di Tunguska:
    Vi era la sensazione dell’avvicinarsi di qualche insolito fenomeno naturale. E’ lecito pensare che tutta quella zona fosse soggetta a sconvolgimenti ambientali dovuti all’enorme energia raccolta dall’installazione.
    In questo post ho cercato di elencare gli studi che rendono ammissibile l’ipotesi appena discussa, per ulteriori informazioni e approfondimenti invito il lettore alla visione delle ricerche di: Costantino Paglialunga.

     
     

     

     


    1 commentaire
  •  

     

    Guerre climatiche

     

    Molte volte abbiamo sentito parlare dell’ eventuale danno cerebrale che erano in grado di fare i nostri semplici cellulari, cosi piccoli e utili ormai, ma tutti i più famosi medici ed esperti del settore, si sono lanciati in queste discussioni per dimostrare quasi l’impossibile. Ma dopo anni di ricerca, tutto è stato smentito, messo a tacere. Ma non è tutto. Immaginate un campo disseminato di antenne…
      
    Presso Gakona, circa 200 km a Nord-Est del Golfo del Principe Guglielmo, un terreno di proprietà del Dipartimento della Difesa USA fu scelto il 18 ottobre 1993 da funzionari dell’Air Force e a partire dall’anno seguente venne disseminato di piloni d’alluminio alti 22 metri, il cui numero è cresciuto di anno in anno fino ad arrivare a 180. Ognuno di questi piloni porta doppie antenne a dipoli incrociati, una coppia per la banda bassa da 2.8 a 7 MegaHerz e l’altra per la banda alta da 7 fino 10 MegaHerz. Tali antenne sono capaci di trasmettere onde ad alta frequenza fino a quote di 350Km, grazie alla loro grande potenza. A pieno regime, l’impianto richiede 3.6 MegaWatt, assicurati da 6 generatori azionati da altrettanti motori diesel da 3600 cavalli l’uno. Scopo ufficiale di queste installazioni è studiare la ionosfera per migliorare le telecomunicazioni. Come si sa, questo strato è composto da materia rarefatta allo stato di plasma, cioè di particelle cariche (ioni), e ha la proprietà di riflettere verso terra le onde hertziane, in particolare nelle ore notturne.
    Guerra senza limiti, un libro scritto da due colonnelli dell’aeronautica Cinese, Qiao Liang e Wang Xiansui. Nel testo i due militari cinesi esaminano l’impatto delle nuove tecnologie sul pensiero strategico, sul terrorismo e su tutto ciò che concerne la guerra in questo XXI secolo. Essi accennano due volte alla possibilità che un Paese possa scatenare artificialmente le forze della Natura, usandole come armi non tradizionali per mettere in ginocchio il nemico. Per esempio sconvolgendo il clima e il regime delle piogge.
    Un inquietante articolo, scritto dal deputato ucraino Yuri Solomatin, in cui si esprime preoccupazione per gli esperimenti condotti dagli americani in Alaska, dove dal 1994 si sta portando avanti il programma HAARP, High Frequency Active Auroral Research Program, cioè programma di ricerca attiva aurorale con alta frequenza. In pratica, una selva di enormi antenne eretta nel bel mezzo della foresta boreale nordamericana. Quelle antenne sono forse il prototipo di un’arma geofisica americana, capace di condizionare il clima di continenti alterando con microonde la temperatura o l’umidità? Il deputato ucraino dà credito al sospetto che i disastri naturali intensificatisi ultimamente siano da imputare ai sempre più assidui test del sistema HAARP.

    La Russia aveva dato l’allarme come riporta l’agenzia Interfax dell’8 agosto 2002, ben 90 parlamentari della Duma di Mosca avevano firmato un appello indirizzato all’ONU in cui si chiedeva la messa al bando di questi esperimenti elettromagnetici. Un mese più tardi erano saliti a 220 i deputati russi a favore dell’appello. D’altronde vi era stato un rapporto della Duma che accusava esplicitamente l’America.
     
    Parole schiette e scomode: Sotto il programma HAARP, gli USA stanno creando nuove armi geofisiche integrali, che possono influenzare gli elementi naturali con onde radio ad alta frequenza.
    Comunque, un uso militare dell’HAARP è ammesso dalla Federazione Scienziati Americani. Un uso, tuttavia, non distruttivo, ma solo di ricognizione. Modulando i segnali in frequenze bassissime, cioè onde ELF o VLF, si potrebbe vedere ciò che succede nel sottosuolo, individuando bunker, silos di missili, e altre installazioni sotterranee di Stati avversi.
     
    Ritornando al libro di Qiao Liang e Wang Xiansui, c’è da rabbrividire alle loro frasi: Utilizzando metodi che provocano terremoti e modificando le precipitazioni piovose, la temperatura e la composizione atmosferica, il livello del mare e le caratteristiche della luce solare, si danneggia l’ambiente fisico della terra o si crea un’ecologia locale alternativa.
     
    Da un art. di Mirko Molteni - tratto da "La Padania" 15 e 16 giugno 2003

     
     
     

     

     


    votre commentaire


    Suivre le flux RSS des articles de cette rubrique
    Suivre le flux RSS des commentaires de cette rubrique